L'occhio di Lince - Un nuovo punto di vista
A otto giorni dall'intervento, martedì 18 febbraio, alla visita di controllo mi avevano finalmente liberato dalla condanna dell'alternanza trioraria delle posizioni: la bollicina di gas era ormai minuscola e il tessuto trapiantato aveva aderito alla perfezione. In teoria avrei già potuto prendere il volo di ritorno verso casa, ma noi avevamo prenotato l'appartamento fino al 24... Lamarca ne era stato felicissimo: avrebbe potuto continuare a monitorare l'andamento della convalescenza e noi, invece, avevamo un'intera settimana per girovagare per Barcellona e fare una ''prova su strada'' dell'occhio nuovo.
E' stato fantastico tornare in libertà! Ora che non ero più costretta a letto, potevo finalmente dedicarmi alla nostra casetta tra i tetti: cucinare, riordinare, fare le lavatrici... Naturalmente c'era ancora qualche restrizione e dovevo avere un po' di cautela nelle attività quotidiane, riposarmi ogni tanto e seguire la terapia fatta di vitamine, cortisone e colliri; ma per me, che avevo trascorso giorni e giorni tra le lenzuola, era come rivedere la luce dopo una notte artica.
Durante il giorno, il marito faceva il suo lavoro di consulente ed io mi godevo la casa e la convalescenza; poi, finito l'orario d'ufficio, uscivamo insieme a girovagare per la città: passeggiate, commissioni, spesa... un caffè al Blät, uno spuntino salato preso al volo in panetteria, tanti angoli del quartiere da scoprire ed esplorare. A volte mi portava a vedere i luoghi e i negozi che aveva scovato nella sua ''settimana di fuoco'' da casalingo non troppo disperato ed io non smettevo di stupirmi di quanto mi piacesse quella città, coi suoi abitanti cordiali e ciarlieri, sempre sorridenti e pronti al contatto umano, così diversi da quelli che vivono da noi, nelle grandi metropoli del nord Italia!
Arrivato il venerdì sera, il marito aveva chiuso baracca e burattini: la sua avventura consulenziale spagnola finiva lì. Ci siamo avviati insieme lungo le strade frizzanti, percorse da un senso di festa: stava per iniziare il fine settimana! Ci siamo mescolati alla folla, godendoci l'atmosfera leggera, le chiacchiere in catalano e in tantissime altre lingue che si intrecciavano intorno a noi per i viali alberati, ai semafori, nei negozi... I bar, pieni zeppi, sfornavano tapas, i ragazzi ridevano e bevevano, i bambini giocavano e si rincorrevano nei parchetti e per le vie pedonali, gli anziani sorridevano al mondo in un modo così misterioso, affascinante...
Durante il fine settimana abbiamo passeggiato a lungo e fino a tardi, spingendoci oltre i confini di St.Gervasi, lungo l'avinguda, verso le Ramblas per conoscere un po' di più quella meravigliosa città che ci aveva adottati temporaneamente facendoci sentire così felici, così a casa...
''Ci potrei vivere a Barcellona! Odio da sempre la città, ma qui ci vivrei!''
Whisky aveva sottoscritto: ci eravamo perdutamente innamorati, tutti e due!
Salire sull'aereo è stato difficile, non volevamo tornare, non volevamo lasciare quel clima meraviglioso, quella gente incredibile e tutti i luoghi che avevamo imparato ad amare; l'architettura splendida, le case famose, la cioccolata calda da Amatler, la pura piña pelada en rondajas, lo yogurt con la frutta della Danone che in Italia non c'è, il Condis, il Dia, la clinica, la nostra farmacia di fiducia... e tutti quei dolci che avevamo scoperto e che ci avevano accompagnato lungo l'avventura catalana che ormai giungeva al termine.
Quando alla fine siamo decollati, io avevo paura: uno dei motivi della nostra permanenza postoperatoria in città era l'impossibilità di volare a causa del gas nell'occhio. Anche se erano ormai sette giorni che Lamarca mi aveva dato il via libera, io non mi sentivo del tutto tranquilla... e se ne fosse rimasto ancora un pochino? E se le sollecitazioni del volo, i vuoti d'aria, la pressurizzazione dell'abitacolo mi avessero creato problemi? Mentre l'aereo prendeva quota tenevo gli occhi chiusi e ascoltavo il mio corpo: una leggera pressione sulla fronte, ma niente dolore; l'occhio operato non sembrava risentire dell'altitudine, non più di quello vecchio, comunque! Qualche scricchiolio nelle orecchie... un leggero vuoto allo stomaco che però poteva essere tensione... Tutto sommato niente di particolare e ho riaperto gli occhi. Il marito era seduto tranquillo accanto a me ''Tutto ok?'' mi ha chiesto ''Credo di si...'' gli ho risposto e lui ''Te l'avevo detto che non ci sarebbe stato problema, adesso rilassati, che tra un'oretta siamo a casa!''.
Ad attenderci all'aereoporto c'era un tempo da lupi e Attila, che era venuto a prenderci. Una volta a casa mi sono guardata attorno: quella non pareva casa mia. Mi sembrava di essere stata catapultata in un Universo parallelo in technicolor, dove i rossi erano tanto, ma proprio TANTO rossi, il bianco super sgargiante e le pareti del soggiorno, che io ricordavo di un delicato arancio pallido, mi venivano incontro con un'avvolgente tonalità calda e solare. Anche i mobili in legno erano più scuri di quanto ricordassi e le fughe delle piastrelle sembravano solchi d'aratro nel pavimento di ceramica bianca...
Ci ho messo un po' ad abituarmi allo schiaffo in faccia dei colori e delle forme nette e definite, così tridimensionali, così arroganti! Il mio mondo, quello in cui sono sempre vissuta, era morbido e sbiadito: colori pastello, sfumature delicate, contorni indefiniti, incerti... Tutto era ovattato e diafano, avvolto dalla delicata e lattiginosa cortina delle mie cornee malate; pochi spigoli, pochi dettagli: un mondo fatto più di luce e ombra che di colore, più di immagine d'insieme che di particolari. La mia realtà era coperta dal velo pietoso di una nebbia sottile che nascondeva difetti e brutture, che rendeva bella ogni cosa, celandone la scabrosa e pungente oggettività dietro ad un'indulgente e fantasiosa interpretazione.
All'improvviso vedevo i difetti e le pecche che tutti gli altri avevano sempre visto, ma io no! All'inizio è stato come essere entrata in Matrix, ero caduta nella tana del Bianconiglio! Fino a che non sono tornata a casa mia, nel mio habitat naturale che conoscevo (in verità che CREDEVO di conoscere) molto bene, non mi ero accorta di quanto fosse grande la differenza tra il ''prima'' e il ''dopo'', ma ora mi era prepotentemente evidente.
Nei primi giorni a casa, ogni tanto chiudevo l'occhio operato lasciando alla guida quello ''vecchio'' per rilassarmi, per tornare a fluttuare nel mio consolatorio mare di nebbia: il mio cervello doveva ancora abituarsi a tollerare tutta quella crudezza! Poi, improvvisamente, sono arrivati anche i risvolti positivi.
Ce ne siamo accorti una sera, durante la spesa: non ero più una semplice ''dama di compagnia'' che si aggirava nel supermercato indicando qualche prodotto qua e là che magari si sarebbe potuto infilare nel carrello, ma leggevo i prezzi, le etichette, cercavo quello che serviva e scovavo offerte e articoli interessanti; potevo ADDIRITTURA leggere lo scontrino! Mi muovevo sicura nello spazio intorno a me, ero più autonoma, più indipendente, non stavo appiccicata al marito onde evitare incidenti, gironzolavo tranquilla e senza paura. Sul colpo ne siamo rimasti stupiti e sconcerti, soprattutto Whisky che da anni si era abituato a fare la spesa praticamente da solo, mentre io vagavo come una nobildonna altezzosa per le corsie affollate di gente e mercanzie indicando di tanto in tanto un fuori lista che valeva la pena di acquistare; '' Ambrogio... ho voglia di qualche cosa di buono...'' come la signora in giallo della pubblicità dei Ferrero Rocher, mi limitavo a esprimere vaghi e indefiniti desideri che il marito provvedeva ad esaudire immantinente, come il solerte e celeberrimo autista.
Dopo la spesa è stata la volta dei cartelli stradali, delle targhe delle automobili, dei cartelloni pubblicitari... Come un bambino che ha appena imparato a leggere, mi divertivo a sillabare numeri e parole, ad alta voce, mentre la nostra auto sfrecciava per strade e autostrade, si fermava a caselli e semafori. Quando sbagliavo un numero di targa, il marito accelerava, raggiungeva il veicolo e mi diceva: ''Riprova!'' e io leggevo la serie veloce e sicura da una distanza più ravvicinata.
Anche le istruzioni sui flaconi dei detersivi, i foglietti illustrativi, le date di scadenza ora non erano più un problema, anche se a volte mi veniva (e ancora mi viene) istintivo chiedere aiuto a Whisky; in breve la vita stava tornando ad essere più semplice, la quotidianità meno simile ad un percorso ad ostacoli.
Un mese dopo il nostro ritorno, abbiamo ripreso l'aereo per la visita di controllo a Barcellona: tutto ok! Ci saremmo rivisti dopo altre cinque settimane. Il due maggio, invece, non è andata bene come speravamo: niente test, niente visita con Lamarca. Da qualche giorno avevo un po' di fastidio all'occhio che si era arrossato e piangeva qualche lacrima densa e biancastra. La prima delle molte visite che precedono l'udienza col chirurgo è quella dell'esame della vista: ''Meglio o peggio? Come sono le righe: dritte o ondulate? E i cerchietti? Hanno la fessura sopra o sotto?'' hai presente, no? Ecco: alla domanda di rito della dottoressa ''Come andiamo?'' io ho sinceramente risposto lamentando i sintomi che mi infastidivano. Lei ha sollevato la cornetta del telefono e ha parlato a raffica in spagnolo; mi ha prelevata subito dopo aver riagganciato, conducendomi nel piano seminterrato, al reparto di urgenza: una sorta di pronto soccorso che si occupa dei problemi oculari H24; ha parlato un attimo con l'infermiera al bancone e mi ha mollato lì in attesa di un consulto. Poco dopo mi è stata diagnosticata una congiuntivite virale, oggettivo impedimento alle visite che avevo in programma perché avrei potuto scatenare una pandemia oculare tra i pazienti tutti della struttura! La visita è stata spostata di quattro settimane, tempo nel quale il virus avrebbe dovuto finite il suo ciclo e alzare i tacchi.
Allo scadere del tempo previsto l'occhio non era ancora guarito: abbiamo posticipato ancora per vedere se si sarebbe risolto a breve.
Poi ho interrotto temporaneamente il farmaco biologico per l'artrite nella speranza che l'infezione si risolvesse più velocemente, ormai erano passate sei settimane, il doppio del tempo preventivato!
Intanto, incrociando le dita, abbiamo preso un nuovo appuntamento per il 17 di giugno...
A due giorni dalla partenza un qualche miglioramento sembra esserci, ma per evitare problemi decidiamo di passare prima nel reparto emergenza e farci dare il via libera da loro. Quando riesco a spiegare alla dottoressa che mi prende in carico che a breve avrei la visita con Lamarca, lei mi molla lì; quando torna mi dice di andare pure, è troppo tempo che l'occhio è in quelle condizioni: lei esclude possa essere contagioso, ha già telefonato al mio chirurgo e lui ha dato il nulla hosta, posso presentarmi in accettazione.
L'esame della vista va molto bene: l'occhio ''vecchio'' è stabile, quello nuovo è migliorato ancora, tanto che gli occhiali da lettura, fatti sulla base dei test di dimissione, ora sono fin troppo forti, potrei leggere facilmente con una minor gradazione. Anche la vista a distanza va meglio e passo felice agli altri esami: le foto, l'ecografia e un altro test che non ho ancora capito a cosa serva esattamente (colpa mia che mi scordo sempre di chiedere!). Quando entriamo nello studio di Lamarca, sia lui che Eva sembrano molto felici di rivederci: finalmente, quanto tempo...! La visita è veloce, ma scrupolosa come sempre; pare che la mia congiuntivite in realtà sia una reazione all'uso prolungato del collirio per la pressione che viene subito tolto dalle indicazioni terapeutiche; mi cambia pure l'antinfiammatorio, poi sorride: il trapianto va benone, ci possiamo rivedere tra settembre e ottobre. Prima di lasciare lo studio faccio qualche domanda e soprattutto mi informo circa la possibilità di fare il mio adorato bagno serale al lago; ''Nessun problema!'' mi fa lui e noi usciamo dalla clinica super felici: abbiamo tutto il pomeriggio per goderci la città e la prospettiva di riaprire a brevissimo la stagione balneare!
E allora... ciao ciao Barraquer, ci vediamo in autunno! Noi intanto ci godremo il sole, il lago e questo nuovo, straordinario punto di vista!
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