Efficace e capace o competente ed efficiente?




Finalmente in azione!
A cavallo tra agosto e settembre il progetto a cui lavoravamo da mesi è passato dalle nostre mani (più che altro dai nostri computer) all'azienda per la quale lo stavamo sviluppando: vale a dire la Ferrari. 
Quello che più di tutto mi ha sorpreso è stata la difficoltà con la quale i colleghi hanno affrontato questo cambiamento di prospettiva. C'è stata una confusione pazzesca che spesso ha addirittura sfiorato il panico. Eppure sono tutte figure professionali di altissimo livello, con competenze degne del prestigiosissimo cliente: cosa stava succedendo?
Nelle due settimane trascorse sul campo, all'interno dello stabilimento di Maranello si è lavorato moltissimo, ma non sempre bene. Se la mia giornata constava all'incirca di dieci-dodici ore di lavoro, moltissimi colleghi si sono trovati a dover fare addirittura le ore piccole, continuando a smanettare sulla tastiera anche per buona parte della notte! E non sempre con risultati efficaci quanto un tale impegno di tempo lasciasse presagire. 
Così, man mano che trascorrevano i giorni di trasferta, che per la verità mi sono piaciuti moltissimo sia per il fatto che lavorare DAL cliente è molto più gratificante che lavorare PER il cliente, sia perchè alla sera io e Lince eravamo a tutti gli effetti in vacanza, ho portato avanti un certo numero di considerazioni e ragionamenti riguardanti, in sintesi, la contrapposizione tra EFFICENZA ed EFFICACIA e COMPETENZA e CAPACITA'.
Nella delicata fase di passaggio da un gestionale alla sua versione rinnovata, le competenze dei miei preparatissimi colleghi hanno faticato a calarsi nel pratico e a generare le capacità necessarie per gestire al meglio le problematiche e gli imprevisti che la transizione ci ha imposto di affrontare. Forse la scarsa abitudine a gestire le live presso i clienti e un forse eccessivo frazionamento degli ambiti hanno reso complicato orchestrare le aree di competenza coinvolte nel progetto: troppo caos, troppa ansia, troppe difficoltà a relazionarsi con gli utenti finali che sarebbero stati i destinatari delle modifiche che per lunghi mesi avevano riempito le nostre giornate di prove e correzioni; sebbene alcuni dei miei colleghi li conoscessero da anni hanno comunque incontrato molte difficoltà a trasferire le loro competenze inserendole nella quotidianità di una azienda produttiva. Poca efficacia, insomma! Eppure responsabili e coordinatori sono stati assorbiti dal tentativo di rendere il più efficiente possibile ogni fase del processo, come mai allora molti colleghi sono risultati poco efficaci? 
Quando è fine a sé stessa l'efficienza non è per forza sinonimo di un buon lavoro; spesso è preferibile sacrificarla sull'altare dell'efficacia che permette di raggiungere presto e bene un obbiettivo urgente; ritardare la soluzione di un problema per attendere le condizioni ottimali può rallentare o, ancor peggio bloccare completamente il lavoro di chi si trova a valle. 
Io sono dell'avviso che la teoria debba sempre essere al servizio della pratica; molte competenze che non generino capacità sono come i talenti sepolti nel campo: non fruttano nulla. Allo stesso modo, puntare tutto sull'efficienza di una risoluzione senza tener conto della sua efficacia può arrivare addirittura a vanificarne il senso e l'utilità. Se sai come si fa un cucchiaio in teoria, ma poi non riesci a realizzarlo, comunque non mangerai la zuppa; come pure cercare di reperire i materiali più indicati e trovare il momento migliore per la creazione del tuo strumento potrebbe farti morire di fame. 
Le due settimane trascorse a Maranello sono state interessanti e gratificanti dal punto di vista professionale; mi sono trovato a guidare un processo di cambiamento al quale avevo contribuito solo in parte, essendo l'ultimo arrivato, tra l'altro con risultati eccellenti che hanno superato le aspettative del cliente e dei miei superiori; però la consapevolezza che in un'azienda di alto livello come quella per cui  lavoro non si sia in grado di mettere a frutto efficacemente le competenze e l'esperienza dei suoi collaboratori, mi ha fatto riflettere sulla figura del consulente, con le sue prerogative e le sue peculiarità. Non basta una ottima preparazione, anche la più accurata, nell'ambito specifico all'interno del quale si colloca un'azienda di consulenza, ma è necessaria una visione più ampia e una conoscenza non esclusivamente teorica di quelle che sono le realtà produttive a cui la consulenza è rivolta; bisogna conoscere entrambe le facce della medaglia, tutti e due i mondi, parlare la lingua degli utenti e conoscerne il lavoro per poter portare a termine il processo che li vede direttamente coinvolti nella realtà quotidiana della vita in azienda. Se ho potuto subentrare ai colleghi in difficoltà presso gli stabilimenti Ferrari è stato solo grazie ai molti anni di esperienza dall'altra parte della barricata, quando, da utente, collaboravo coi consulenti esterni nelle molte aziende presso le quali ho lavorato e sono felice di essere approdato alla consulenza solo ora, solo dopo aver navigato per anni nella burrascosa quotidianità produttiva; è stato un viaggio impegnativo e avventuroso il mio, però mi ha consegnato gli strumenti per intraprendere questa nuova, grande avventura.

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