Quando tutto finisce
Invece son seduta al computer da ore!
Ho appena finito di rivedere l'epilogo del romanzo, ma non riesco a smettere di leggere e rileggere, correggere, sistemare...
Per quasi un anno Bruno e gli altri mi hanno tenuto una buona compagnia: ho pianto e riso assieme a loro; spesso ho parlato di loro con Whisky e, proprio come facciamo per le persone "vere" (gli amici, i conoscenti e i famigliari...) ci chiedevamo cosa pensassero, perchè agissero in un modo o nell'altro, che fine avessero fatto quelli di cui non sapevamo nulla da un po'.
Siamo diventati amici, gli volevamo bene...
Ed ora?
Non riesco a pensare che sia tutto finito, che la bella combriccola resterà chiusa per sempre tra le pagine digitali del blog e non farà mai più parte della nostra vita.
Sto facendo fatica a dire addio, a congedarmi da tutti loro.
E' un po' come quando leggi un libro che ti appassiona: ci fai amicizia e poi ti dispiace che sia finito; da una parte vuoi arrivare in fondo per vedere cosa succede, ma dall'altra vorresti che le pagine fossero come la tela di Penelope.
Ecco: quando scrivi è MOLTO, MOOOLTO peggio!
In tutti loro c'è una parte di noi.
Ricordi, aneddoti, luoghi...a volte modi di dire o espressioni del volto (magari non vedo i loro visi con la nitidezza di un ritratto, di una fotografia...ma so come sorridono, come muovono le mani, come camminano...conosco le loro voci e le loro risate), sono fantasmi del passato, speranze, desideri realizzati o ancora da esprimere: sono frammenti delle nostre anime che ormai vivono una loro vita, una loro storia, lontani e misteriosamente vicini a noi che li abbiamo conosciuti e amati, biasimati e rimpianti.
Se pensi che io sia un po' matta, be', prova a scrivere un libro...
Eppure ieri sera, quando CREDEVO di aver scritto la parola FINE ero felice, emozionata e anche un po' incredula.
Avevo scritto un libro!
CAPISCI!?
AVEVO SCRITTO UN LIBRO...VERO!
E lo avevo anche finito tutto in meno di un anno...io che sono una dilettante, una casalinga un po' "scrittora", una scrittora che fa la moglie e, quando capita, ancora un po' la mamma; che cucina, stira, lava i pavimenti...e poi va a spasso per i monti, passeggia in riva al lago e ci fa pure il bagno dentro; una che mangia un sacco di dolci (e si vede!) e che ride, scherza, ogni tanto si arrabbia o piange un po'...sono una come tante, io!
Eppure ho scritto un libro...da non credere!
Però, passata l'emozione del momento...adesso sono tristolina.
E come se non bastasse, sono finite anche le lezioni di ballo.
La scuola chiude per l'estate e il nostro maestro ci ha lasciati soli come piccoli orfanelli danzanti che vanno in cerca di briciole di SWING da racimolare per sfamarsi un po'.
Mi mancheranno i compagni di scuola, quelli che frequentano meno i locali e che si incontravano quasi solo a lezione! Mi sono affezionata a tutti, nessuno escluso, con tutti i loro pregi, difetti, luci ed ombre. Sono troppo vecchia per discriminare, troppo consapevole per giudicare. Abbiamo tutti tenebre e splendori, tutti siamo impastati di pregi e difetti. Per me non fa più differenza! Mi affeziono incondizionatamente, come una vecchia gatta che non disdegna le coccole di nessuno.
Alcuni di loro, io e Whisky, li vedremo ancora; sono i nostri compagni di "elemosine", quelli coi quali andiamo alla ricerca di un po' di musica da ballare, di qualche emozione da condividere.
Chi rincontreremo l'anno prossimo a lezione? Ancora non si sa, tutto è incerto...troppe scuole, troppe variabili, troppi imprevisti e casi della vita.
Se penso che sono soltanto quattro mesi che balliamo...non riesco a credere che in così poco tempo siano cambiate così tante cose!
Siamo entrati a far parte di un gruppo, abbiamo lavorato (e letteralmente SUDATO) insieme a degli sconosciuti che sono diventati da subito parte delle nostre vite; ci siamo confrontati e confortati a vicenda, ci siamo divertiti e a volte preoccupati o indispettiti...Siamo gli ultimi arrivati, io e Whisky, ma ci hanno accolto e accettato nel gruppo, hanno avuto pazienza con noi; ci hanno anche dato una mano.
Ma ora la scuola è terminata, abbiamo anche fatto l'esibizione finale!
Ecco, anche quella...
Ci siamo preparati per quasi due mesi, abbiamo lavorato e provato e riprovato...
Noi due anche a casa per conto nostro; un po' perchè essendo i novellini avevamo bisogno di fare esercizio e studiare la coreografia, coi suoi molti passi apparentemente così complicati, un po' perchè avendo la fortuna di ballare entrambi, potevamo dedicare del tempo extra alle prove, anche durante la settimana, nei ritagli di vita tra le nostre attività quotidiane. E' stato faticosissimo, abbiamo studiato pratica e teoria, cercato di arrabattarci con internet per colmare le lacune dei molti mesi di corso che avevamo saltato, imparato a memoria la coreografia come se fosse il "Cinque Maggio", poi fatto esercizio per farla a tempo e per finire ci siamo esercitati nella sincronia con le altre coppie. Per quasi otto settimane "la coreo" ha monopolizzato i miei pensieri, canalizzato la mia attenzione ed i miei sforzi, è diventata quasi un'ossessione: quella scadenza spaventosa, il giorno dell'esibizione, troneggiava nella mia mente, diventando di giorno in giorno più gigantesca e tremenda.
E poi...prova e riprova...ad un certo punto la sapevamo...diciamo...benino.
Abbiamo cominciato a pensare ai "costumi" e agli accessori per salire sul palco e qualche ora prima dello show sono andata dal parrucchiere per tagliare e acconciare i capelli (Whisky ha fatto da solo, in uno dei gazebi che la scuola aveva sistemato dietro il palco in piazza come "camerini": era bellissimo!!!).
Alla fine eravamo pronti: bello e carico il maritozzo, per nulla emozionato, lui! Tirata a lustro io, coi capelli spudoratamente corti e un fermaglio con penne di pavone. A differenza delle altre ballerine del gruppo, avevo scelto di indossare la gonna, una di quelle che quando giri "sfufulano" tantissimo (vanità a parte, era una manovra diversiva per spostare l'attenzione del pubblico: magari guardando la stoffa che volteggiava non si sarebbe accorto di qualche passo non esattamente a tempo, di qualche figura non proprio precisa...) e, al contrario del maritozzo, io me la facevo sotto!
Aspettare che arrivasse il nostro turno è stata un'agonia! Ad un certo punto volevo solo togliermi quel peso dal cuore e la tremarella dalle ginocchia.
La piazza era gremita...
Il presentatore su di giri...
Le zanzare mordaci...
Il sudore scorreva a fiumi, per il caldo, ma non solo...
E finalmente toccava a noi!
Siamo saliti sul palco, eravamo cinque coppie.
Abbiamo preso posto secondo la formazione che il maestro ci aveva indicato nella lezione, l'ultima del corso, che avevamo fatto la sera prima.
Lui non c'era.
Eravamo soli.
Alla mercé di quel pubblico esultante e spaventoso.
Sotto i riflettori impietosi e pettegoli.
Poi la musica è partita: la nostra musica, quella che conoscevamo a memoria, parole e note, passi a tempo e tutto il resto; la colonna sonora dei nostri ultimi due mesi, il filo rosso delle nostre giornate, delle nostre vite.
"Sono sola con Whisky, siamo in salotto e stiamo provando..." mi sono detta appena prima del primo Tuck turn.
Poi tutto è sparito.
Non c'era il pubblico, non c'erano più le luci, gli applausi, i compagni che ballavano con noi sul palco.
Non c'era più la paura, l'ansia e l'incertezza.
C'era solo la musica.
Ero tranquilla e felice: stavo ballando con mio marito, mi sorrideva, gli sorridevo...e la gonna volteggiava sulle note della nostra canzone.
In un attimo era tutto finito.
Era andata bene, eravamo sopravvissuti!
Avevamo BALLATO!
E come ieri sera col mio romanzo, prima l'entusiasmo, la gioia, l'incredulità, la carica dell'adrenalina...
Poi solo la nostalgia...
E adesso?
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