Lucciole per lanterne: una breve riflessione sull'amore
L'equazione "dell'amore" di Dirac viene spesso associata all'inscindibilità del legame che si instaura tra due innamorati.
Questa correlazione è alquanto imprecisa e grossolana. Tuttavia l'immaginario collettivo la eleva di frequente a mistica dimostrazione dell'eternità dell'amore, come se il fatto che la scienza sancisca un principio relativo al mondo subatomico dimostri automaticamente che la "meccanica" dei sentimenti debba per forza funzionare col medesimo paradigma. In realtà la famosa formula ha subito notevoli approssimazioni e semplificazioni per arrivare ad essere assimilata ad una dichiarazione romantica; ma al di là del significato preciso in meccanica quantistica, a me interessa riflettere sul perché di questa deriva sentimentale.
L'amore, tra i legami umani, è forse quello più incomprensibile e misterioso. Non ha una ragione razionale evidente e, come tutto ciò che non ci sappiamo spiegare, sfugge al nostro controllo, facendoci sentire vulnerabili e insicuri. Da una parte il desiderio di essere vincolati alla persona amata è una spinta verso un anelito di sempiterna felicità, dall'altra è un impulso istintivo senza fondamento logico, senza una "dimostrazione" che riesca a farci dimenticare tutte quelle vicende di amori naufragati che la nostra esperienza nel mondo non può esimersi dal rilevare. Ecco allora che mitologie, mistificazioni e leggende ci offrono un "maniglione anti panico", una sorta di piuma di Dumbo o coperta di Linus capaci di attenuare le ansie e le insicurezze, di rassicurarci circa il fatto che sarà per sempre, che il "nostro" è VERO amore, il solo che ubbidisca al richiamo dell'ordine intrinseco alla realtà.
Personalmente ritengo che non sia necessario avvalersi di una formula fisica per sottoscrivere l'inscindibilità di un legame umano, di qualsivoglia natura esso sia. Una volta che abbiamo condiviso non si torna più indietro: le nostre vite rimangono tanto più legate quanto più il contatto è stato profondo e prolungato. Penso che la chimica delle relazioni sia caratterizzata da reazioni irreversibili i cui risultati continuano a condizionare i nostri percorsi di vita attraverso le scelte che facciamo e la ricaduta di queste nella gestione del rapporto con gli altri. Nascondersi dietro ad una presunta reversibilità dei rapporti non serve a nulla: meglio farsi carico della loro ineluttabilità e imparare a gestirla con consapevolezza e intelligenza, piuttosto che nascondere la testa sotto la sabbia nella speranza che ciò che vorremmo sparisse alla nostra vista (e dalla nostra vita) scompaia per sempre come per magia.
In definitiva tutte le storie d'amore, tutti i legami, sono per sempre: nel bene e nel male. E a volte quella formula che ci aveva dato una consolatoria illusione di eterna felicità si ritorce contro di noi quando le fatiche che una relazione porta con sé ci fanno desiderare che sia solo un'archiviabile parentesi della nostra esistenza, un'esperienza che ci possiamo lasciare alle spalle senza conseguenza alcuna.
Come gestiamo, allora, la frustrazione?
Non la gestiamo!
Spesso ci limitiamo a raccontarci che NON era amore: ecco perché l'equazione non ha funzionato!
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