Come San Francesco



Anche se non sei praticante, cristiano oppure credente, può essere che tu sappia che lo scorso Natale ricorreva l'ottavo centenario del primo presepe, la cui "invenzione" viene attribuita a Francesco D'Assisi; una tradizione che si avvia ad essere millenaria e che rinnova, anno dopo anno, il ricordo degli eventi narrati dai Vangeli circa la nascita del Bambin Gesù.
Il primo, appunto, fu voluto da San Francesco.
Ma perché?
Per rendersi conto, per vedere e comprendere appieno l'umiltà e l'estrema povertà del venire al mondo nelle condizioni descritte dagli evangelisti. Per capire e per essere in qualche modo presente ad un evento così fondamentale per lui; per vedere coi propri occhi e sentire nel proprio cuore ciò che fino a quel momento era stata solo una verità di fede, sperimentabile esclusivamente in una dimensione spirituale, trascendente. Ma l'uomo non è solo spirito! Ha un corpo, dei sensi che lo aiutano nel suo viaggio terreno e che gli permettono di imparare attraverso l'esperienza, di comprendere in 3D, si potrebbe dire.
Forse non ci crederai, ma nel primo presepe c'erano solo due "personaggi".
Se mi avessero chiesto di indovinare quali, io avrei risposto senza esitazione: "La Madonna e Gesù Bambino". 
Risposta sbagliata!
Francesco non volle figuranti, perché quella che per lui doveva essere una vera esperienza non fosse trasformata in uno spettacolo, in una semplice rappresentazione teatrale. Scelse una grotta in una zona d'Italia che gli ricordava la Terra Santa, dove era stato qualche anno prima, e vi fece sistemare una mangiatoia, un bove ed un asino; ecco, era tutto quello che serviva!
Sono passati ottocento anni da quel Natale del 1223 e il presepe lo facciamo ancora.
Le mode, le tradizioni locali, l'arte e la storia hanno lasciato il segno: oggi sono moltissime le reinterpretazioni della scena della Natività che si possono ammirare durante il periodo natalizio (e non solo!) sia in Italia che nel resto del mondo.
Ma penso che più importante del COME, sia il PERCHE' un presepe viene realizzato.
Personalmente ho sempre amato le decorazioni e le luci di natale, gli alberi addobbati e quel clima speciale che precede la Festa, che introduce al "Più bello dei più bei giorni dell'anno".
Ma il presepe! 
Il presepe per me ha qualche cosa di speciale, un fascino irresistibile; mi fa provare emozioni e sentimenti apparentemente in contrasto col contesto luccicante e mondano delle feste, ma che rendono questo tempo ancora più unico. E' per questo motivo che fin da piccola ho amato prepararlo; poi, quando ho avuto casa mia e ho potuto partire da zero e scegliere tutto, dalle statue all'ambientazione, sono state le suggestioni d'infanzia a guidarmi: volevo che l'angolo della casa che lo ospitava fosse circondato da una luce soffusa, un senso di pace e sospensione, silenzio e raccoglimento come se il tempo trattenesse il respiro prima di scoppiare in un canto di gioia...
Se devo essere sincera, penso che il mio presepe fosse meraviglioso e che avrebbe potuto facilmente vincere il concorso annuale che la parrocchia organizzava per incentivare tra i fedeli una tradizione messa in crisi dal diffondersi di altre tipologie di decorazioni natalizie. Tuttavia mi sono sempre rifiutata di partecipare alla competizione, con grande rammarico di Nilo che, da ragazzino, una volta mi ha iscritto contro la mia volontà; poco male, il giorno in cui la giuria ha bussato alla nostra porta per valutare il mio operato, mi sono limitata e non farli entrare, dichiarando di aver detto più e più volte di non voler gareggiare! La motivazione era, ed è tuttora, molto simile alla posizione di Francesco: il presepe per me non è una forma d'arte come tutte le altre, ha uno scopo primario e fondamentale, un senso specifico. Non può essere spettacolarizzato, ostentato, trasformato in motivo di vanto, perché perderebbe la sua natura originaria di "esperienza".
Tuttavia amo moltissimo visitare le mostre che ospitano i presepi artistici e che, nella nostra zona, sono numerose e spesso allestite in contesti suggestivi, di grande valore artistico e culturale (chiostri, ville, santuari...). Durante il periodo natalizio il "presepe tour" è un appuntamento classico, irrinunciabile. Alcune realizzazioni più di altre attirano la mia attenzione e sono quelle che sanno suscitare vivide emozione e suggestioni forti. La perizia e la creatività non bastano; anzi, spesso alcune opere sono sfacciatamente autocelebrative a tal punto da risultare sterili e fini a sé stesse, "fuori tema" anche se il soggetto è quello giusto: la Natività.
Chi decide di allestire un presepe dovrebbe farlo come San Francesco: mettere a frutto le sue abilità non con lo scopo di stupire il visitatore inducendolo a lodarne l'arte o l'ingegno, ma piuttosto impiegare il suo talento per condurlo in un viaggio nello spazio e nel tempo, capace di trasformarlo per un istante in un pastore, in un Magio, in Giuseppe o Maria. Fargli quasi sentire il silenzio della notte o il profumo del fieno, il crepitio di un fuoco o il gelo del vento...il presepe si fa per mostrare, non per dimostrare, è un mezzo, non un fine.
Ma se ti sto raccontando tutto questo c'è un perché.
Il giorno dell'Epifania, col marito abbiamo visitato una mostra bellissima, con presepi incredibili sia esteticamente che per il valore esperienziale. Terminato il percorso ci siamo trovati in coda per accedere alle ultime tre stanze, delle quali la terza era la causa della lunga fila nella quale ci eravamo imbattuti. Alcuni organizzatori, per motivare l'attesa, osannavano la meraviglia di ciò che avremmo trovato al termine della lunga colonna: un presepe DOMOTICO, un'esperienza irrinunciabile che avrebbe ripagato ampiamente coloro che avessero deciso di perseverare. Quando, dopo ben più dei preventivati venti minuti, siamo stati ammessi alla prima stanza, ci siamo detti che ne era valsa la pena; così pure per la seconda, quella dei diorami: meravigliosi! Poi ancora un po' di coda per essere introdotti a piccoli gruppi oltre una spessa tenda, onde ammirare il famoso presepe domotico che, in realtà, non era altro che un presepe meccanico arricchito da effetti speciali e suoni registrati dal vivo in officine e fattorie. L'autore stesso ne illustrava la sopraffina realizzazione, le tecniche ingegneristiche, alcuni aneddoti relativi alle registrazioni del sonoro e il decennale lavoro che l'opera gli era costata. Un sensazionalismo del tutto ingiustificato! Non era nulla di che dal punto di vista estetico ma, soprattutto, NON era un presepe nel senso che Francesco aveva voluto intendere con questa parola. Era uno "spettacolino" che l'autore chiudeva ringraziando gli sconosciuti visitatori che, dopo averlo visto, ne avevano fatto conoscere ai media la pregevolissima esistenza, favorendone la fama; il che lo ripagava dell' impegno, del duro lavoro...
Quando siamo tornati alla macchina discutendo di quanto appena accaduto, abbiamo cominciato a ragionare insieme sul senso del presepe e sul motivo che aveva spinto S. Francesco a realizzarlo in quella notte lontana di ottocento anni fa: come si poteva arrivare a snaturarlo così profondamente? Quale intricato groviglio logico poteva condurre dal silenzio di una semplice mangiatoia al vociare preregistrato di piccoli automi chiassosi che tentano di scimmiottare la realtà? Ormai eravamo quasi arrivati a casa quando ho guardato Whisky e, dopo qualche istante di riflessione, gli ho detto: "Ok, ora so di che cosa parlerò nella mia prossima linciosofata".

Commenti

  1. Ciao a tutti! 🥰
    Voi cosa preferite? Albero o presepe?
    A me piace unire le due cose in un'unica composizione, in modo da dare luce al presepe e contestualizzare l'albero. In realtà questa scelta affonda le radici in un episodio della mia infanzia, quando, ospite a casa di una vicina che non aveva molto spazio per le decorazioni natalizie, ho visto una piccola capanna sistemata sotto un pinetto decorato solo da tre lucine colorate e appoggiato sopra il frigorifero.
    Mi è sembrato così suggestivo nella penombra della cucina!
    Aspetto le vostre opinioni e vi do appuntamento a sabato. 🤗
    Un abbraccio da Lince. 🐾

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