TUTTI A TAVOLA!!!



24, 25, 26 dicembre.
Vigilia, Natale, S. Stefano.
Al di là dell'aspetto religioso, affettivo, umano, questi tre giorni aprono un periodo dell'anno particolarmente ricco di occasioni conviviali, sapori e profumi che parlano al nostro cuore, diventando un filo robusto nella trama di senso che diamo alle Feste.
C'è chi trascorre lunghe ore davanti ai fornelli, tutto solo in un minuscolo cucinino e chi invece lavora alacremente in gruppo, magari in una comoda, enorme cucina; poi ci sono piccoli riti gastronomici che ci fanno sentire in festa anche senza dover spignattare, come sgranocchiare cracker farciti con paté ed altre leccornie, ancora tra le lenzuola, riposando fino a tardi e godendosi l'annuale relax natalizio.
Ciascuno a suo modo, tutti associamo il Natale ad aromi, rituali culinari, cibi speciali capaci di risvegliare ricordi antichi o nuove inedite tradizioni, da perpetuare di anno in anno per legare in un unico, magico filo le perle preziose dei nostri momenti più belli. 
E' così anche per me!
Da bimba festeggiavo il Natale a casa della nonna materna; appena finiva la scuola ci trasferivamo da lei, che viveva a qualche decina di chilometri dalla mia famiglia in una grande casa a pochi passi dai due fratelli di mia mamma, e si stava insieme a zii e cugini, si preparavano enormi quantità di cibo per sfamare per due giorni una ventina di convitati; si giocava e si condivideva il tempo libero. I piatti si preparavano a mano, nella grande cucina, fin dal pomeriggio della vigilia: pasta fresca, tortellini di grasso e magro, insalata russa, vitello tonnato, macedonia di frutta, crema al mascarpone...era lei, la nonna, lo chef! Mio papà era il vice e la mamma, che odiava stare ai fornelli, si preoccupava di riordinare e lavare strumenti e stoviglie. Io adoravo stare tra i piedi e così mi venivano affidati piccoli compiti da apprendista (girare la manovella della macchina spianatrice o preparare la frutta per la macedonia).
Poi un giorno la nonna ha detto basta! Era vecchiarella e il dispiegamento tattico nucleare del Natale era diventato troppo impegnativo per lei. 
Così sono rimasta orfana delle mie tradizioni natalizie.
Che tristezza!
Ma nel frattempo era arrivato Whisky e poi anche Nilo.
Piano piano cresceva la voglia di inventare una tradizione tutta nostra, nuova come la famiglia che avevamo fatto nascere.
Dai decori alle pietanze simbolo delle feste, dalla musica ai film natalizi; abbiamo creato un momento speciale da vivere solo noi, intimo e raccolto.
Quando è arrivato anche Attila abbiamo dato gli ultimi tocchi e voilà! 
Il NOSTRO Natale era bello e pronto!
Ho composto i menù della Vigilia e del giorno di Natale prendendo a prestito ricette e tradizioni sia dal mio passato che da quello di mio marito. 
Abbiamo optato per due cene: niente pranzo il 25! Solo una splendida, sontuosa colazione dominata dal "Dolce di Natale" di mia invenzione, ricchissimo di ingredienti invernali e deliziosi. 
Il motivo è presto detto: i bambini. 
Volevamo che fosse un giorno dedicato a loro, soprattutto la mattina: c'erano regali da aprire, giocattoli da montare, giochi da fare assieme...qualche volta c'era anche un po' di neve, una rarità qui sul lago, un'occasione da cogliere al volo prima che l'incanto cominciasse sciogliersi! 
La cena della Vigilia è di magro, secondo la tradizione romagnola del marito; gamberetti e molluschi, tagliolini preparati in casa nei giorni immediatamente prossimi al Natale (di solito il 23). Poi il salmone al forno o in padella, patate o verdurine in teglia, macedonia tropicale, mascarpone col pandoro e arachidi...Negli anni abbiamo provato alcune varianti, tolto e inserito portate, ma il senso è sempre quello: pesce!
Il cenone di Natale è ancor più ricco e impegnativo: senza il vincolo della Messa della Notte il tempo abbonda e anche la fame, dal momento che una seppur tarda e ricca colazione non soddisfa così a lungo! 
Tanti antipasti (tartine, affettati, sottaceti e sottoli, vitello tonnato, l'insalata russa "della nonna" con TUTTO preparato in casa...), poi le lasagne alla bolognese col ragù tradizionale preparato da Whisky (quasi OTTO ore di cottura!!!), le tagliatelle col MIO sugo ai funghi, arrosto, purè di patate, mandarini, panettoncini e pandorini ripieni di gelato...
Si cucina per tre giorni e si vive di rendita quasi fino al Capodanno, dove si riparte con un nuovo menù, anzi due! Uno per la sera di S. Silvestro e un altro per il Primo dell'anno.
Quando i ragazzi vivevano ancora con noi, a causa degli spazi risicati, tutta la mansarda diventava un laboratorio culinario. La pasta fresca che veniva preparata all'inizio delle vacanze di Natale e che ci avrebbe accompagnati fino all'Epifania, doveva essere stesa ad asciugare nella stanzetta dei bimbi. Aprivamo il tavolo ad alette, che funge da scrivania, fino alla massima estensione e ci allargavamo sopra una tovaglia pienissima di lasagne, tagliatelle, tagliolini e l'immancabile pastina fatta coi rimasugli e gli scarti della pasta. Poi un'altra tovaglia a coprire il tutto e...le notti dei miei figli profumavano di sogni fatati e pastificio artigianale!
Poi c'era il profumo dei biscotti di pasta frolla e del dolce di Natale che occupavano tutti i vassoi disponibili e riposavano fragranti sopra gli stipetti della cucina; il tavolo era sempre ingombro di ingredienti per comporre i piatti, che poi venivano spostati su quello della sala o nel grande frigorifero in attesa di essere degustati. 
Tutta la nostra piccola casa straripava di aromi deliziosi e vassoi e terrine e pentolone e pentolini! La mia cucina è minuscola ed era una bella impresa soprattutto tenerne fuori i pargoli, curiosi e golosi, oltre che, naturalmente, cucinarci dentro tutto quel po' po' di roba! 
Quando siamo rimasti in tre non è cambiato molto, si cercava comunque l'occasione di riunirci tutti almeno per una cena; poi anche il "piccolino" è andato a vivere per conto suo, lontanissimo per altro!
Che fare?
Ci siamo adattati e abbiamo portato il NOSTRO Natale tra le montagne di Attila!
Sono due anni che partiamo per una lunga spedizione natalizia alla volta dei monti che il pargolo non può lasciare per tornare alle sponde natie, visto che l'altissima stagione impone la presenza del cento per cento dei lavoratori dediti alle altrui vacanze.
Abbiamo dovuto ridimensionare la magnitudo dei menù e modificare qua e là a causa della penuria di strumentazione che lo chalet che affittiamo ci mette a disposizione...ma è bellissimo vivere il Natale sulla neve e soprattutto insieme!
Lo scorso anno Nilo all'ultimo non è riuscito a raggiungerci, ma questa volta è arrivato la mattina del 25, pimpante come sempre e carico di regali per tutti!
La sera del giorno di Natale eravamo in cinque a tavola  (c'era anche la morosa di Attila!) ed è stato bellissimo mangiare tante cose buone, chiacchierare fino a tarda notte e aprire i regali uno per uno, a turno, commentando, ridendo e seminando carta regalo stappata, coccarde e nastri per tutta la baita. 
Il 26 abbiamo timidamente proposto ai fidanzatini di tornare per finire gli avanzi e condividere ancora un po' di tempo assieme a noi ed è stata una cena arrangiata, informale e bellissima!
In definitiva abbiamo dovuto trovare il modo di evolverci, per far sì che le tradizioni famigliari non si estinguessero a causa dei cambiamenti e delle distanze e ne siamo immensamente felici.
Forse i sapori non sono proprio gli stessi, forse i profumi di pasta fresca e sogni mi mancano un po', ma sono sempre lì, gelosamente custoditi nel ricordo dei più bei Natali passati che si possano desiderare.
Il nostro Natale presente fatto di neve, amore e allegria tra quei monti lontani che cominciamo a sentire un po' nostri è ormai passato, lasciandoci immagini e sensazioni e sapori e tanta voglia di scoprire il mistero dei Natali che ancora devono arrivare; noi siamo pronti a tutto, cucineremo ovunque, sempre e comunque! 


Commenti

  1. Evolversi, restare aperti al nuovo. Nuove tradizioni per restare insieme e scoprire che alla fine cambiano i luoghi dove ci si riunisce ma resta quello che conta : l'amore che abbiamo maturato e costruito a piccoli passi . E se mi dai la ricetta delle tagliatelle ai funghi ....va bhe mi fai felice. Poi con i miei tempi ti faccio sapere il risultato🌹

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    1. Lungi da me privarti di una piccola gioia!
      Per la pasta fresca uso la semola, le uova intere (a seconda delle dimensioni 1 uovo per 100/150 g di semola), un pizzico di sale e all'occorrenza un goccio d'acqua.
      Per il sugo occorrono:
      funghi surgelati (io uso il misto funghi e aggiungo un rinforzino di soli porcini)
      passata di pomodoro
      aglio
      olio
      sale
      pepe
      zucchero
      una noce di burro
      PREPARAZIONE
      Fai dorare l'aglio nell'olio e poi aggiungi tutti i funghi.
      Lascia che si asciughino e aggiungi la salsa, il sale, il pepe e, se è necessario, dello zucchero per correggere l'acidità.
      Cuoci a fuoco basso per almeno un'oretta, fino a che risulterà denso e profumato, mescolando di tanto in tanto.
      Spegni il fuoco, aggiusta di sale e pepe e aggiungi la noce di burro.
      😋
      Ecco fatto! Il sugo per le tagliatelle è pronto. A mio parere il giorno dopo è ancora più saporito, ma anche cotto e mangiato ha il suo perché!
      Un bacio e...alla prossima! 💌 🐾

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  2. Mi propongo di sperimentarlo a breve....i funghi sono pronti raccolti dal mio marito tuttofare . Grazie mille❤️

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    1. WOW!!! 😍
      Coi funghi freschi si passa a tutto un altro livello! Ti verrà spettacolare! 🤗 😋

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