La mia Barcellona

Parigi uguale Tour Eiffel.
Al di là degli stereotipi e delle semplicistiche banalizzazioni, poi ci vai, a Roma e a Parigi.
E allora la "Città Eterna" ti esplode attorno, fiorisce da quel piccolo seme di luogo comune e tu ti domandi: come faceva a starci tutta questa roba dentro al Colosseo? Così nella tua mente la associ alle mille esperienze e suggestioni che ti sono piovute inaspettatamente addosso in quella gita di fine liceo. Il lungo viaggio in treno verso la capitale, divisi negli scompartimenti a cantare e ridere; l'albergo indecente davanti alla Stazione Termini coi Carabinieri che la sera facevano i controlli bussando alle porte delle stanze; un vecchio grande amore che ritorna dal passato per rubarti il cuore che però, ormai, appartiene ad un altro...e le fontane di Piazza di Spagna dove riposare, le chiese fresche nella calura del pomeriggio, Papa Wojtyla alla finestra, minuscolo puntino bianco nel rosso del drappo ricamato, il "Maurizio Costanzo Show", le carrozze coi cavalli e l'allegria bislacca dei tuoi diciannove anni.
A Parigi ci eri già andata da ragazzina, per una folle gita di terza media, quindi per te era già molto più della torre più famosa di Francia; ma poi un giorno di primavera ci approdi con la famiglia. Tu, lui e i bambini, nella "Gitona" del vostro decimo anniversario. Tre giorni a Disneyland Paris, tre giorni a visitare la città, un viaggio in roulotte lungo mille chilometri e poi il ritorno con una sosta tra le Alpi piemontesi e la Tour Eiffel persa tra le immagini e i ricordi, solo un fotogramma del tuo film mentale.
Le giostre del Parco, la Villette, il Luovre, il lungo Senna di sera, con le luci romantiche dei lampioni e i piccoli stanchi e un po' annoiati che anelano il nuovo giorno per poter tornare a divertirsi tra le attrazioni di padron Topolino. Poi le battute divenute storia famigliare: "Basta museo! Mamma, usciamo adesso?" ed io "Ma non vuoi vedere le mummie?" e Attila "No!!!". Però non mollo e aggiungo "Ieri eravamo a Disneyland e io non mi sono mica lamentata!" ma lui, che a cinque anni è già più sveglio di me, sottolinea "Tu però a Disneyland ti divertivi!!!".
Ma se un luogo, una città, li conosci quando ancora il cliscé non si è formato nella tua mente?
Allora sono esperienze e vita e ricordi ad essere per te la città, il luogo.
Per me Barcellona non erano i suoi meravigliosi monumenti, il "Modernismo", la Sagrata Famiglia, le tapas...tutto questo è venuto dopo, molto dopo.
La mia storia si è intrecciata alle immagini della più famosa città della Catalogna fin dai suoi albori. Avevo tre mesi di vita la prima volta che un aeroplano mi ha condotto lì e ci sono tornata ogni tre mesi, poi ogni sei, ogni anno e ogni due anni fino al giorno in cui, con la fede nuova di zecca al dito, è stata la prima tappa del mio viaggio di nozze.
Da bambina, Barcellona era soprattutto la Clinica: col suo profumo inconfondibile di disinfettante, i medici e gli infermieri in bianco, il "mio" dottore, dolce e delicato e gentile, capace di rigirarmi la palpebra sul dito senza darmi alcun fastidio, di mettermi il collirio, anche quello che bruciava, con una cura tale da farlo sembrare un gesto d'affetto. E poi il Mondo coi suoi abitanti che sfilava davanti ai miei occhi in tutta la sua eterogenea varietà! Sceicchi, Watussi, donne indiane nei loro sari, orientali dagli occhi a mandorla e dai modi composti, misurati e ossequiosi. Erano gli anni settanta e qui in provincia non si era mai visto un extracomunitario, ma io avevo conosciuto tutto il mondo stando seduta nei corridoi e nelle sale d'attesa della mia Clinica. Barcellona era l'hotel "Cristina", il lastricato delle vie in salita che non volevo percorrere, costringendo la nonna a portarmi in braccio, i piccioni delle piazze da inseguire e far alzare in volo tutti insieme per immergermi tra le mille ali di quella galassia pennuta che mi orbitava attorno.
Poi, qualche anno dopo, si andava in Spagna in auto: finita la scuola con mia mamma, mio papà e mio fratello, partivamo per una breve vacanza fatta di spiagge catalane, macchie di catrame sotto i piedi, pensioncine fuori città e, naturalmente, lunghe ore in Clinica.
A undici anni i miei pellegrinaggi spagnoli si sono trasformati in piccole avventure in treno con la nonna. Un giorno si andava e quello dopo si tornava, due notti in cuccetta e mille incontri incredibili tra i vagoni traballanti: la vecchina della Bulgaria che girava l'Europa in treno per non morire senza aver visto un po' di mondo; Gabriel, il bellissimo dentista paraguaiano che si recava a Marsiglia ad incontrare il figlioletto avuto dalla ex moglie; un giovane uomo africano di religione mussulmana col quale ho avuto una lunga, affascinante discussione sulle nostre rispettive religioni e sul senso di alcune delle regole di Maometto; le due "contadinelle" spagnole che hanno diviso con noi formaggi e pere, saltati fuori dalle loro valigie assieme a una bottiglia di vino. E poi circensi francesi accalcati in mille in uno scompartimento a fare giocoleria e animaletti coi palloncini colorati, giovani "zaini" del nord Europa, trasandati e spesso scalzi, che si lavavano i denti con l'acqua delle bottiglie e mi salutavano con uno sfacciato "ciao bella!".
Un'estate ho avuto una cogestione terribile durante il viaggio di ritorno. Ho creduto di morire, ho vomitato l'anima e sono svenuta alla frontiera franco-spagnola creando un certo scompiglio...la nonna mi ha fatto preparare un bicchierone di Fernet caldo al bar della stazione (avevo quindici anni!!!) che alla fine mi ha rimesso in piedi consentendomi di tornare a casa viva.
La stazione Sants di Barcellona la conoscevo come le mie tasche! Però l'estate dei miei sedici anni non abbiamo preso il treno, ma siamo state accompagnate da un giovane nonno svizzero che ci ha fatto da autista col suo enorme e lussuoso macchinone dai sedili in pelle. Stavamo andando a Barcellona con sua figlia, il marito e il loro bimbo di nove mesi, nella speranza che in Clinica potessero fare qualche cosa per lui. La famigliola viaggiava su una minuscola e scomoda automobile e io e la nonna eravamo trattate come principesse (lo svizzero mi chiamava "signorina"). Abbiamo cercato invano di persuaderli a "fare a cambio" in modo che il piccino viaggiasse più comodo, ma non c'è stato modo di convincerli: eravamo le ospiti d'onore e dovevamo essere trattate con ogni riguardo.
Poi c'è stata la volta che mi sono presentata alla visita da sola, ormai maggiorenne: ero andata in Spagna in aereo con mio fratello, di un anno più giovane di me.
Prima di sposarmi ho fatto ancora un viaggio con la nonna, ma non in treno, quella volta siamo andate in auto con mio nonno. Non è stato bello e avventuroso come al solito, però; tra l'altro io non ero dell'umore, visto che ormai ero "morosata" con Whisky e mi pesava stargli lontana per quei tre giorni!
Due anni dopo, allo scoccare dell'ora X, medici e infermieri in bianco mi hanno visto varcare il grande portone della Clinica accompagnata proprio da Whisky, divenuto mio sposo non più di un paio di giorni prima: eravamo partiti alla volta di Barcellona sulla nostra vecchia Honda che aveva la frizione decisamente da rifare. Finito il banchetto di nozze, avevamo salutato tutti ed eravamo corsi a casa a toglierci gli abiti da cerimonia e infilarci le tute da ginnastica; poi in macchina e...via! Verso la capitale della Catalogna a fare la visita e a visitare la città prima di spostarci in Francia, in Camargue, per proseguire quello che più che un viaggio di nozze è stata una grande avventura.
Purtroppo mio marito non ha mai conosciuto il medico della mia infanzia: era morto l'anno prima delle nostre nozze, chiudendo per sempre un capitolo fondamentale della mia vita.
Il mio nuovo dottore era un giovanotto che non avevo mai visto prima e che non mi piaceva poi così tanto! Per questo, e per mille altri motivi di ordine pratico, ho "saltato" per anni i controlli periodici.
Poi i figli sono diventati adolescenti e la mia vista è un po' calata, così sono tornata a Barcellona a farmi controllare dal "giovanotto", che ormai era diventato un medico vero.
Da allora sono stata brava e precisa, ho seguito le scadenze consigliate e poi...BUM!
Il coronavirus mi ha boicottata!
L'anno scorso, finita la buriana, ho potuto tornare in Clinica per scoprire che, mentre il mondo combatteva il covid, il giovanotto-ormai-medico-vero aveva deciso di andare per la sua strada ed aprire uno studio tutto suo! Ed io avevo un ALTRO nuovo dottore. Non serve dirlo: NON MI E' PER NULLA PIACIUTO!!!
Mi ha visitata e non era affatto contento: gli esami che mi avevano fatto la mattina non lo convincevano, ne voleva di ulteriori, ma solo per capire QUANDO e non SE; perché il verdetto non cambiava: trapianto.
Come fa a piacerti uno così?
Doveva essere il solito controllo di routine, e invece le cose si facevano serie. Ma noi non avevamo tempo per altri esami! Avevamo un volo da prendere!
"Allora tornate per un altro controllo!" fa lui.
"Quado? L'anno prossimo?" chiedo io.
"Per forza" risponde "ci sono di mezzo le vacanze di Natale. Facciamo il nove gennaio".
CHE COSA? io pensavo TRA un anno, non tra nemmeno un mese! Questo dottore mi piaceva sempre meno. Però ho ubbidito e ho messo anche collirio e pomata, come da suo ordine, fino al nove gennaio duemila ventitré.
Per fortuna la situazione è risultata meno urgente del previsto, così ho preso tempo.
Ora però il trapianto va pianificato, quindi giovedì scorso io e Whisky siamo tornati in Clinica per una nuova visita di controllo.
Siamo usciti di casa alle TRE e mezza del mattino e alle otto eravamo in accettazione, pronti per fare gli esami e sentire cosa ci avrebbe detto quel simpaticone del nuovo medico. Ebbene...tutto ok! Ok anche lui, il simpaticone! Questa volta non mi è parso così male: meno rude, meno sbrigativo e anche più bravo a parlare italiano. Tutto va bene, l'operazione si farà, ma non occorre che sia subito e sarà un intervento meno invasivo che, spera, darà comunque un buon risultato.
Alle dieci di sera siamo rientrati a casa, stanchi morti, ma con delle buone notizie e, forse, un nuovo medico del cuore!
E la "mia" Barcellona è sempre là, che mi aspetta, per regalarmi sorprese e sempre nuove emozioni.
Ciao! Come state in questa radiosa giornata d'autunno? 🍂
RispondiEliminaFinalmente io e Whisky ci siamo ripresi dal viaggio in Spagna e siamo pronti per nuove avventure! 🥰
Non sappiamo ancora cosa ci riserverà il mese di dicembre che sta per cominciare, ma vi terrò informati!!!
Un abbraccione dalla vostra Lince. 🐾