La maestra migliore del mondo

Oggi ti racconto di quando frequentavo le scuole elementari. In particolare quelle del paesino dove mi sono trasferita dopo aver vissuto per qualche tempo nella città in cui avevo iniziato la mia avventura scolastica.
Della mia prima elementare ho pochi e confusi ricordi.
Non ricordo neppure il viso della mia insegnante.
Odiavo la scuola, odiavo i compiti, odiavo il fatto di non avere amici, nessuno che volesse giocare con me, nessuno a cui interessassi. C'era solo una bambina che ogni tanto chiacchierava con me e che è stata la cosa più simile ad una vera compagna di classe che io abbia avuto in città.
Davanti al cortile dove si faceva l'intervallo c'era una strada; al di là della strada c'era un muro molto alto e oltre quel muro c'era la prigione.
Io guardavo spesso verso il carcere, non avevo nulla di meglio da fare, e pensavo ai detenuti: mi sentivo molto vicina a loro, perché ero sola, senza libertà e senza amici.
Poi ci siamo trasferiti ed è cambiato tutto!
La nuova maestra era una signorina di una sessantina d'anni e aveva iniziato il suo ultimo ciclo scolastico prima della pensione. Aveva dedicato la sua vita all'insegnamento e a modo suo era una tipa molto tosta.
E mi voleva bene.
Con alcuni compagni andavo d'accordo, con altri un po' meno...ma si stava tutti insieme, ci si confrontava, si parlava e si giocava.
Si giocava tantissimo!
E si imparava tantissimo.
Avevo creduto di essere negata per la scuola, di essere incapace e poco intelligente. Ora ero la compagna di banco della prima della classe e la studentessa migliore, dopo di lei naturalmente!
E' stato incredibile!
Di maestre come la mia ne sono esistite e ne esisteranno poche. Ha fatto la differenza per me e per tantissimi altri bambini che hanno avuto la fortuna di imparare da lei non solo le nozioni base, ma anche il rispetto per la diversità e i talenti di ciascuno.
Non aveva paura di nulla, la sua era una missione!
I suoi metodi non erano "moderni" ma sicuramente molto efficaci.
Tutti noi avevamo dei compiti da svolgere, piccoli incarichi che estraevamo a sorte dalla "scatolina magica" con dentro i bigliettini che riportavano i nostri nomi, Periodicamente si redistribuivano le mansioni, fatta eccezione per il "portinaio": l'incaricato era il nostro compagno che occupava il banco più vicino alla porta e che apriva a chi bussava, stava in piedi in attesa che l'ospite uscisse e, nel caso in cui fosse entrata un'insegnante e non il bidello o un allievo di altre classi, ci dava l'ordine di "attenti!".
Un po' militaresco?
Forse sì, ma a noi piaceva!
A quel tempo una sessantenne era considerata anziana e inoltre la mia maestra non era particolarmente atletica...quindi noi in palestra ci andavamo veramente poco. Però uscivamo a giocare in giardino o nel grande atrio, prolungando un po' l'intervallo; passeggiavamo con lei nel bosco dietro la scuola a cercare indizi del mutare delle stagioni e una volta abbiamo anche fatto un piccolo orto nelle aiuole strette e invase dalle erbacce che costeggiavano la parte più vecchia dell'edificio scolastico.
Il sabato mattina era speciale!
La maestra sosteneva che chi aveva lavorato bene durante la settimana poteva permettersi un po' di divertimento; così dopo l'intervallo riempiva la cattedra di giocattoli piccoli e grandi: erano i premi della tombola. Passavamo le ultime due ore di scuola a giocare coi numeri e rincasavamo orgogliosi dei nostri piccoli trofei.
Era diversa dalle altre maestre più giovani, più moderne e più...noiose!
La nostra non era routine, ma una vera vita piena di tante cose e non solo di temi e conticini, di storia e scienze. Naturalmente il nostro primo dovere era quello di imparare, ma avevamo anche alcuni servizi da svolgere (vuotare il cestino, cancellare la lavagna, riordinare i banchi...), intrecciavamo rapporti di amicizia e aiuto reciproco imparando la pazienza (per esempio con l'ora del ricamo per noi femmine, e di falegnameria per i maschi) e accettando la fatica e l'impegno come normali componenti della vita quotidiana.
Siamo stati la sua ultima classe, penso che per lei fossimo un po' speciali.
Per me lei lo è stata.
Non credo che oggi si usi ancora, ma quando ero piccola era in voga il "diario dei ricordi".
Il mio è color cioccolato al latte, con un riquadro ampio in copertina all'interno del quale ci sono due bambini disegnati in stile "Holly Hobby".
Verso la fine dell' anno scolastico ci si scambiava i diari e ognuno faceva un disegno e una dedica al proprietario di quello che gli era stato consegnato. Si andava avanti così fino a che tutti avevano completato i messaggi e i disegni per i compagni e gli amici di scuola.
Sul mio diario l'ultima pagina non ha un disegno, ma solo una lunga dedica: me l'ha scritta la maestra alla fine della quinta elementare.
Sono parole bellissime e probabilmente immeritate, che trascrivo di seguito con tutto l'affetto e la gratitudine di cui sono capace.
Grazie di tutto, cara maestra!
"Carissima Lince, (lei ha scritto il mio vero nome, naturalmente!)
le frasi scritte da alcuni tuoi compagni, nella maggior parte, non dicono molto; affermano, però, che essi ti vogliono bene. Quando ti sei inserita nella nostra classe, li hai conquistati subito con la tua bontà e con la tua simpatia.
Ebbene, il mio augurio è che tu ti mantenga sempre generosa, leale, capace di impegno ovunque ti condurrà la vita.
Spero di incontrarti sempre serena.
Io ti ricorderò con tanto affetto.
Un abbraccio dalla tua maestra
A.V. (qui, invece, lei ha firmato col nome completo) ".
Buon giorno cari amici!
RispondiEliminaSono stata proprio fortunata ad avere una maestra così speciale. Dopo le molte difficoltà vissute il primo anno, la nuova scuola era un sogno per me! Non era quella che potete ammirare nella foto (che si trova in un minuscolo paesino di montagna), ma per me era altrettanto bucolica! 🏫
Se vi va raccontatemi qualche vostra esperienza scolastica.🎒📏📒
Un baciotto da Lince. 💟