100




Tutti fanno cento.
Io la penso così. 
La scuola, il mondo del lavoro, la società, ti valutano con una quantità di parametri diversi e tutti sbagliati, perché irrimediabilmente parziali.
I voti, i test attitudinali, il QI, la malattia, il conto in banca, le visualizzazioni e un mare di altre innumerevoli fandonie, sono solo un pavido tentativo di dominare la complessità dell'essere umano, di definirlo. 
Tentativo inutile e dannoso per tutti.
Non è bello sentirsi stretti in una cassettina che porta l'etichetta che altri hanno apposto: prima un po' ti ribelli, ci stai strettino. Poi però con gli anni l'energia diminuisce e anche la speranza. Finisci per crederci anche tu o decidi che non ti importa nulla e diventi incurante di quello che pensano di te, smetti di specchiarti negli occhi degli altri. Sembra giusto, sembra una sacrosanta rivalsa dell'io, invece credo che le cose dovrebbero andare diversamente.
Un cantante dei bei tempi andati, diceva "gli altri siamo noi" e aveva ragione. Se inganni gli altri finirai per ingannare te stesso, li ignori e ti dimenticherai chi sei veramente, smetti di correggerli, contraddirli quando sbagliano, cercare di affermare la tua verità e il mondo diventerà sempre più un palcoscenico di burattini, di maschere stereotipate e stupide, senza profondità, senza varietà. La meravigliosa varietà delle mille combinazioni di abilità, pregi e difetti, doni della natura, del caso, di Dio, che ci rende pezzi unici, imparagonabili agli altri, impareggiabili.
Di tutti gli insegnamenti che i miei anni di liceo mi hanno lasciato, quello più importante è stata una semplice domanda: in che cosa sei veramente brava?
Da ragazzina avevo cominciato a credere all'inganno. I miei successi a scuola, il fatto di essere rispettata e benvoluta da insegnanti e compagni, mi aveva fatto prendere la scorciatoia di credere che io fossi quello che i miei voti, i miei successi suggerivano.
Arrivata al liceo sono andata in crisi: tutti i miei colleghi brillavano come me, alcuni anche di più.
Sono stati mesi di crisi e delusione, ero disorientata. Poi, un giorno, ho deciso di confidare questi sentimenti ad uno studente dell'ultimo anno col quale avevo stretto amicizia. Gli dissi che mi sentivo in soggezione, in inferiorità, che avevo perso la fiducia in me stessa.
Lui mi ha guardata fisso fisso e mi ha fatto quella domanda. Non ho dovuto nemmeno pensarci; lo sapevo in cosa ero brava; ma non erano poi abilità così importanti...no? 
"Quando parli con qualcuno, per grande che tu lo giudichi, ricordati sempre che sei capace di fare cose che lui non potrà mai fare come te."
Quel giovane pittore un po' ribelle, un po' "dannato", ha cambiato il corso della mia vita e di quella di molte altre persone. Infatti ho ripetuto ad altri le sue parole e alcuni, a loro volta, hanno diffuso questa verità: io non sono meno di nessuno.
Se tutto finisse qui sarebbe solo un bel discorso motivazionale, come quelli che vanno tanto di moda ultimamente. Ma c'è di più.
Con gli anni ho chiuso il cerchio e ho capito che è vero anche il contrario: nessuno è meno di me.
Tutti fanno cento. Siamo tutti diversi, ma tutti facciamo cento. Siamo come i grafici a torta con tante fettine colorate che indicano la percentuale di qualche cosa. Sono solo le percentuali, le fettine, ad essere differenti per numero e colore, ma l'intero è sempre uguale, è sempre cento!

Commenti

  1. Ciao a tutti! Inauguro oggi un nuovo appuntamento che periodicamente mi darà la possibilità di esporre il mio pensiero, la mia "filosofia". L'ho scherzosamente intitolato: lynxosophy ovvero linciosofia. Mi piacerebbe moltissimo che diventasse l'occasione per scambiarsi idee e punti di vista su "la vita, l'universo e tutto quanto".
    Aspetto con ansia di leggere la "vostrosofia"! Un grosso abbraccio da Lince. 😉

    RispondiElimina
  2. Come al solito il cappellone ha ragione: sono 💯. Mi sento cento e tu hai saputo esprimere il concetto a meraviglia . Dolce notte Lince🌹

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Le vacanze di Natale più lunghe di sempre

Tra mele e montagne

Quasi una fiaba